Negli ultimi anni la pubblicità sulla Russia che è Ucraina e viceversa ha acquisito un significato nuovo.

ROMA – “Madre Russia”, urla l’astronauta di ritorno sulla Terra. “Macché Russia, questa è l’Ucraina”, risponde la contadina contrariata. E lui, stralunato: “Ma l’Ucraina è Russia”. Spot involontariamente profetico, quello dell’atlante geografico De Agostini. “Era il 1995 e si provava a capire cosa ci fosse dall’altro lato della Cortina di ferro” ricorda in un’intervista con l’agenzia Dire Luciano Nardi, il pubblicitario italiano che ideò la reclame. “C’era da scoprire quel grande conglomerato di Stati, regioni, etnie e lingue che era l’Urss, di cui non sapevamo nulla; figurarsi poi se avevamo idea di quello che sarebbe accaduto dopo 20 anni“.

Ora alla guida della sua Kube Libre, di successi nella sua carriera da creativo Nardi ne ha ottenuti tanti. Ad esempio con la nazionale di bob giamaicana, in pista per la Fiat Doblò.
Negli ultimi anni, però, la pubblicità sulla Russia che è Ucraina e viceversa ha acquisito un significato nuovo. Come se fosse stata visione di ciò che sarebbe accaduto: separatismi, rivendicazioni e guerra. Capita di pensarci a pochi giorni dal decennale della Crimea russa: era il 16 marzo 2014 quando un referendum decretava il ritorno a Mosca della penisola sul mar Nero, che era stata donata all’Ucraina dal leader sovietico Nikita Khrusciov nel 1956. Il voto di dieci anni fa non era stato riconosciuto dall’Onu eppure la Russia era andata avanti, sancendo l’annessione pochi giorni dopo, il 18 marzo.
Non di questo parla però Nardi, ma della meraviglia di quegli anni Novanta. “C’erano stati i Mondiali di calcio in America e ci eravamo accorti che erano spuntati Paesi nuovi” ricorda. “Anche dal punto di vista pubblicitario c’erano tantissime cose da scoprire che non conoscevamo; con l’atlante l’obiettivo era dare uno strumento utile ai ragazzi che cominciavano l’anno scolastico”.

Lo spot era stato commissionato dal quotidiano Corriere della Sera, in corsa con La Repubblica per offrire supplementi interessanti in grado di far aumentare le vendite. A dieci anni dall’annessione della Crimea e a ormai più di due dall’offensiva dell’esercito russo in Ucraina scattata il 24 febbraio 2022, ci si ritrova però a parlare di frontiere in un mondo che cambia. Secondo Nardi, indipendentemente da dove passano i confini è bene non perdere mai la curiosità di provare a capire cosa ci sia dall’altra parte. “Vale per qualunque cosa e a maggior ragione se parliamo di persone”, dice il fondatore di Kube Libre: “Comprendere ciò che accade nel mondo presuppone attenzione per chi si trova da entrambi i lati della frontiera”.
Basta guardare le mappe, sottolinea Nardi: “La geografia è fatta di segni, disegnati sulle carte geografiche a volte da altri, che magari hanno preso matite e righelli senza nemmeno considerare le persone“. E non si tratta solo di Crimea, Ucraina o Russia. “Mi colpiscono sempre le frontiere degli Stati africani” dice Nardi: “Spesso sono soltanto linee rette, come a negare popoli e storie”.

Pubblicato:13-03-2024 13:22

Autore: Vincenzo Giardina

Guarda l’intervista a questo link:

Ucraina, profetico lo spot degli anni 90. La Crimea è russa da dieci anni

UN’IDENTITÀ VISIVA CHE UNISCE TRADIZIONE E INNOVAZIONE.

Tutta l’identità visiva dell’Insurance Communication Grand Prix, dal logo al trofeo, porta la firma di Luciano Nardi, Founder dell’agenzia Kube Libre.

Quando la pubblicità incrocia la storia. Luciano Nardi, Founder di Kube Libre, riflette con Andrea Crocioni sulla metamorfosi della comunicazione partendo dal popolare spot pubblicitario dell’atlante geografico del Corriere della Sera, trasmesso a metà degli Anni ’90, e tornato tristemente di attualità sui social in concomitanza con l’esplosione della drammatica crisi in Ucraina. 

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Luciano Nardi racconta la nascita di un’idea vincente: “Merito anche di Paolo Mieli e del suo amore per la storia”

L’advertising in un mondo che cambia.

“Ma quale Russia?! Questa è l’Ucraina!”. In questi drammatici giorni, tutti abbiamo ripensato allo storico spot del 1995, che si è rivelato profetico. La storia si ripete e se ad ispirare quella fortunatissima pubblicità commissionata da Il Corriere della Sera era stata la dissoluzione dell’Unione Sovietica, oggi a riportarla d’attualità sono le brame di Putin, che vorrebbe ricostruire qualcosa di molto simile. Ma come nasce uno spot in grado di entrare così profondamente nella cultura collettiva? Affaritaliani.it ha intervistato il suo autore: Luciano Nardi, uno dei più brillanti pubblicitari italiani. Oggi alla guida di Kube Libre Industrie Creative, che lui stesso ha fondato, nel corso della sua carriera è stato fondatore, direttore creativo e ad di Bcube e, ancora prima, Direttore Creativo Worlwide Leo Burnett per il Gruppo Fiat. È stato lui a ideare spot pluripremiati come quello della nazionale di bob giamaicana per Fiat Doblò, nonché quello con Paolo Sorrentino e Jeremy Irons per Fiat Croma (“Un grande viaggio”) e quello con Dario Fo per Apple. “Ukraina!” è però rimasto nell’immaginario collettivo, per una serie di ragioni che il suo stesso autore ci spiega.

Come è nata l’idea per questo spot?

“All’epoca lavoravo per TBWA, che seguiva la comunicazione de Il Corriere della Sera. Nei primi anni ’90 il proliferare delle tv private alimentava la concorrenza tra i quotidiani, che per aumentare i lettori sfornavano diversi prodotti collaterali. Due anni prima avevo seguito il lancio del corso di inglese e francese, che permise al Corriere di avere la meglio su La Repubblica, che invece aveva proposto solo il corso d’inglese. Poi toccò al lancio dell’atlante geografico e lì ci venne un’idea nuova”.

Quale fu l’intuizione?

“L’atlante sarebbe stato pubblicato prima dell’inizio dell’anno scolastico, puntando al target degli studenti. Con tutti i cambiamenti che si stavano verificando nel mondo, ci siamo resi conto che in realtà tutte le famiglie avrebbero avuto bisogno di un nuovo atlante. Ai mondiali di calcio del 1994 erano in corsa paesi che prima non esistevano e abbiamo pensato a un bambino che chiedesse al padre di spiegargli cosa fosse successo: in nessuna casa c’era un atlante aggiornato, quindi pensammo a una pubblicità molto pop, per raggiungere il pubblico più vasto possibile”.

Perché avete pensato al personaggio dell’astronauta sovietico?

“Rispetto a tutti i cambiamenti negli stati e nei confini, ci siamo posti una domanda: ‘Chi non se ne è ancora accorto’’. Inizialmente avevamo pensato a un eremita, ma la pubblicità deve avere attinenza col reale e quindi ci siamo ispirati al caso di qualche tempo prima, con una navicella che non riusciva a tornare sulla Terra. Abbiamo quindi pensato all’astronauta sovietico che, di ritorno dalla missione, trovava un mondo cambiato: non solo l’URSS, ma anche la Cecoslovacchia era sparita, come si dice anche nello spot”.

Come lo avete realizzato?

“Con l’aiuto di professionisti del cinema, perché dovevamo dare un senso di realtà. Per la regia ci siamo affidati a Riccardo Milani, che si era da poco messo in proprio dopo aver fatto da aiuto a Nanni Moretti in Caro Diario. La Bianca Film ci ha aiutato con la produzione, in collaborazione con Cinecittà, creando effetti realistici nell’ambientazione, nella navicella e nei costumi, ma anche nel cast, perché il linguaggio è stata la scelta vincente”.

In che modo?

“Abbiamo selezionato persone che veramente parlavano russo, perché non volevamo che si parlasse un russo maccheronico o macchettistico come quello di Ivan Drago, quando si guarda la versione di Rockydoppiato in italiano. Per lo stesso motivo, abbiamo scelto di lasciare l’audio in russo e di usare i sottotitoli, scelta per certi versi azzardata, ma vincente”.

Perché azzardata?

“Quando si realizza uno spot, bisogna sempre chiedersi se sarà in grado di attirare l’attenzione del pubblico, che magari in quel momento è a tavola. Un audio così insolito è stato una scelta azzeccata, perché ha spinto gli spettatori a concentrarsi e a seguire i sottotitoli. La scelta è stata giusta, anche per merito del committente. Siamo stati fortunati, perché in quel momento a dirigere Il Corriere della Serac’era Paolo Mieli, che notoriamente ama molto la storia e quindi apprezzò la nostra impostazione per questa pubblicità”.

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