Il mio primo contatto con la pubblicità nasce da una passione lontana per il disegno; prima il figurativo poi lo studio delle forme grafiche sotto lo sguardo severo di insegnanti che erano stati pittori e incisori prima di lasciarsi sedurre dalle nuove espressioni grafiche negli anni del miracolo italiano.

Questa passione mi ha permesso di muovermi sull’ascissa padana dell’A4 che, oltre a essere un formato carta, è stata per me l’asse stradale e ferroviario su cui mi sono mosso per passare dai primi studi a Venezia e Verona fino alle prime agenzie internazionali di pubblicità milanesi e torinesi.
Per me, prima della scoperta della pubblicità c’è stato l’innamoramento per il mondo grafico e i lavori di Carboni, Pintori, Munari, Grignani o Vignelli mi confermavano la bellezza e la forza di sintetizzare messaggi complessi in simboli o immagini efficaci.


Poi ho trovato il tempo e la voglia di scovare nelle riviste di quegli anni storie dimenticate di artisti (nemmeno presenti su Wikipedia) di un’epoca pionieristica italiana della “réclame” o dell’advertising, prima che si definisse a tutti gli effetti: pubblicità.
La storia dello Studio Stile è una di queste; Gian Carlo Rossetti e Carmelo Cremonesi, due ragazzi milanesi nati negli Anni Venti del secolo scorso dopo un lungo apprendistato presso lo studio del pittore Gino Boccasile (quello che disegnava i manifesti per la Repubblica di Salò) decisero nel 1950 di aprire il loro studio. Pittori, illustratori e grafici; l’epoca è quella in cui è difficile tracciare una linea di separazione tra i vari ruoli come avvenne più tardi. Tutti fanno tutto ideando sia l’immagine sia il testo.

È la scuola dell’affiche tipica dei primi del Novecento e usata pesantemente durante la Seconda Guerra Mondiale a dettare ancora le regole.

L’immagine viene prima di tutto ma i due dello Studio Stile hanno un loro percorso visivo in mente e per prima cosa vogliono che i loro lavori abbiano una certa eleganza, un certo stile.

A volte disegnano figure che ricordano le figure di René Gruau, per eleganza e raffinatezza ma anche immagini dal taglio positivo e ottimista, come lo definiscono loro, che probabilmente risente della voglia di lasciarsi alle spalle il periodo bellico. Rossetti e Cremonesi con lo Studio Stile raggiungono un buon successo grazie alle loro doti artistiche e tecniche; gli viene riconosciuta una certa freschezza nelle loro proposte.
Nonostante siano entrambi soci dello Studio Stile, continuano a siglare i loro lavori con le loro differenti firme. Insieme alle pubblicità illustrate cominciano a comparire i primi lavori grafici ispirati
ai lavori americani del dopoguerra dove l’uso dei caratteri tipografici è ancora strettamente collegato alle limitazioni della tipografia e ai caratteri in piombo.
Le impaginazioni sono strettamente serrate da limitatori e margini tipografici.

C’è un’ingenuità apparente nei lavori di quell’epoca ma la comunicazione voleva rimanere semplice e accessibile per meglio parlare con un pubblico ancora poco scolarizzato e adattandosi di volta in volta allo stile del committente invece che proporne uno proprio.


Siamo agli inizi degli anni ’50 e stiamo per assistere al “miracolo” italiano dove la rinascita industriale del Paese si accompagna a uno tono di voce solare e ottimista che sfocerà in un vero e proprio stile italiano nella comunicazione grafica che verrà esportato in Nord America al seguito di aziende internazionali come l’Olivetti e che farà da polo d’attrazione per molti designer e graphic designer del Nord Europa che sceglieranno Milano per l’energia e le possibilità offerte da brand come La Rinascente.

Touch Point Magazine – Marzo 2021 | N°02

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