Di Marcello Dudovich, grande artista triestino, di nascita e milanese di adozione, vissuto tra il 1878 e il 1962, ho già parlato in un precedente numero di Touchpoint Magazine, ma penso valga la pena di riparlarne perché grazie alla mostra del MIC – Museo Interattivo del Cinema, emerge un inedito percorso artistico che merita di essere scoperto. Al MIC di Milano dal 23 novembre 2024 al 9 marzo 2025 c’è una interessante mostra dal titolo “Marcello Dudovich, Unfinished – Cinema, 1915- 1933”, prodotta e realizzata da Cineteca Milano e a cura di Matteo Pavesi: un viaggio attraverso una preziosa selezione di manifesti e rarissimi bozzetti dell’era del cinema muto, molti dei quali realizzati dal grande artista noto soprattutto per essere stato uno dei più importanti cartellonisti e pubblicitari italiani del Novecento oltre che un ottimo pittore.
Di fatto il percorso che mostra l’interazione tra l’arte del cinema, definita dal critico Ricciotto Canudo nel 1921 come la settima arte, prevedendo che la cinematografia avrebbe unito in sintesi l’estensione dello spazio e la dimensione del tempo, è anche un viaggio tra l’arte del cinema stessa e la sua promozione pubblicitaria. L’aspetto interessante della mostra è che ci sono rarissimi bozzetti che probabilmente dovevano essere
le illustrazioni per altrettanti cartelloni pubblicitari di altrettanti film ormai scomparsi. Alcuni di questi sono di Dudovich mentre altri portano la firma di Alfredo Ortelli, Giovanni Vianello, Tito Corbella, Filippo Omegna ed Enrico Sacchetti, mentre i rimanenti non hanno alcun segno distintivo che li possa ricondurre a un autore specifico. Il lotto è composto da 26 bozzetti di dimensioni medie 60×40 cm. In alcuni casi, nel retro del bozzetto, troviamo altri disegni, schizzi di altri soggetti, come se fossero tavolozze di lavoro. Nella parte inferiore, talvolta, compare la firma del disegnatore. Nella prefazione al catalogo, edito da La vita felice e di cui pubblichiamo uno stralcio, Matteo Pavesi, Direttore di Cineteca Milano e curatore, presenta così la mostra:
“Nelle raccolte non filmiche di Cineteca Milano c’è un lotto di grande interesse legato a bozzetti e disegni preparatori di film del periodo muto degli anni Venti. La caratteristica principale di questi bozzetti, a tecnica mista e acquarello, è che non riportano il titolo del film, né della produzione e pertanto si collocano in una zona indefinita di lavori incompleti, non finiti, la cui identità storica risulta indecifrabile”.
E ancora:
“Sicuramente questi materiali sono, o avrebbero dovuto essere, manifesti per il cinema, e il cinema di cui parlano è il cinema muto degli anni Venti di cui gran parte si è persa nel tempo. È anche sì vero che in molti casi il bozzetto è l’unica testimonianza di un film che non c’è più ma, non riportando alcun titolo o regia, questo oggetto non è più da intendersi come bozzetto di una successiva opera, quanto come unico testimone di un genere cinematografico, di una cultura dell’immagine in movimento oggi scomparsa”.
Tra le curiosità in mostra c’è un disegno preparatorio sul retro di un foglio che rappresenta uno scimpanzé e siccome Dudovich nel 1923 realizza il famoso manifesto per il cappello Borsalino dove una scimmia sta osservando il cappello cercando di decifrarne l’uso, il tutto ci porta a pensare che settima arte e pubblicità siano stati molto più che semplici viaggiatori nello stesso scompartimento. La mostra è interessante perché “racconta” anche episodi artistici lontani ma fondanti per la nostra cultura visiva dove cento anni possono sembrare tantissimi oppure soltanto una manciata; rivedendo nella mostra Metropolis di Fritz Lang mi sono reso conto che le tante citazioni che ha originato, da “The Wall” dei Pink Floyd ad Apple 1984 sono state possibili grazie a un “artista” che ha illustrato condei bozzetti, quello che cineasti o scrittori hanno immaginato con le parole. La parte interessante per chi vuole vedere al di là della superficie è che i bozzetti esposti sono di grandissima qualità e mostrano come a volte l’immagine su carta sia stata parte del percorso creativo totale. Questo è vero anche quando, grazie alle moderne tecniche di riproduzione, si sarebbero potuti utilizzare i frame dei film, preferendovi l’illustrazione (acquerello, acrilico) come nel caso di Ercole Brini, grafico e illustratore, che ha creato le immagini di lancio di manifesti celebri: Ladri di biciclette, Via col vento, Colazione da Tiffany, per esempio. La mostra “salva” grazie ai bozzetti le pellicole ormai perdute e ci permette un po’ di immaginare partendo da una sola immagine un film tutto da girare. Un po’ come accadde con il grande progetto pensato ma mai portato a termine da Federico Fellini, Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, secondo Vincenzo Mollica “il film non realizzato più famoso della storia del cinema” che grazie a Milo Manara, amico e ammiratore del grande regista, ha preso vita da uno storyboard dello stesso Fellini diventando una storia a fumetti.

COURTESY: MIC – MUSEO INTERATTIVO DEL CINEMA, CURATORE MATTEO PAVESI, DIRETTORE DI CINETECA MILANO.
Leggi l’articolo su Touchpoint di Dicembre 2024 | Gennaio 2025 n° 10