Per presentare Xanti Schawinsky ho usato lo stesso titolo di un saggio pubblicato in “Mapping Graphic design History in Switzerland” a cura di Robert Lzicar e Davide Fornari, (Triest Verlag, Zürich 2016) e tradotto per l’occasione dai “ragazzi” di Via Zuretti 35, di Parco Gallery. Credo sia il modo migliore per introdurre uno dei giganti della grafica internazionale del secolo scorso che con la sua opera, nel periodo italiano tra le due guerre, ha contribuito a svegliare e rendere moderno uno stile che viveva della rendita degli esperimenti tipografici del Futurismo italiano.
Stiamo parlando di una figura artistica che ha attraversato epoche e confini dimostrando sempre una creatività innovativa e che si è misurata con varie forme d’arte durante tutta la sua carriera. Proviamo a inquadrare attraverso alcune note biografiche il percorso di Alexander “Xanti” Schawinsky: nasce a Basilea, in Svizzera, nel 1904.Compie studi in Architettura e Grafica a Colonia e Berlino. Nel 1924 partecipa all’esperienza del Bauhaus a Weimar e Dessau insieme a W. Gropius, W. Kandinsky, P. Klee, J. Albers, O. Schlemmer e László Moholy-Nagy, implementando le sue conoscenze fotografiche e tipografiche. Si fa notare per il suo lavoro d’avanguardia nel laboratorio teatrale di Oskar Schlemmer al Bauhaus, dove realizza le sue prime danze e spettacoli di pantomima.
Come incipit biografico non è male pensando che Xanti si è trovato a condividere un percorso artistico con alcuni dei più grandi geni del secolo scorso ma le note biografiche non si limitano alla sua formazione e continuano descrivendo una persona in perenne movimento.
Infatti quando il Bauhaus di Weimar chiuse nel 1925, Schawinsky si trasferì a Dessau con la scuola, che riaprì come istituzione municipale nella primavera di quell’anno. Nella nuova sede, gli fu dato uno studio nell’ex galleria d’arte. Lì, per conto del Bauhaus, preparò la ricostruzione del laboratorio di scenografia e rivitalizzò la Bauhaus-Kapelle, fondata nel 1924 da Andor Weininger a Weimar, dove suonava anche il sassofono. Allo stesso tempo, Schawinsky si dedicò alla pittura libera e alla fotografia sperimentale. A causa dell’ostilità politica e razzista, da Magdeburgo alla fine del 1931 si trasferì a Berlino. Lì, lavorò come artista e grafico freelance, collaborando a progetti architettonici ed espositivi con i suoi amici Walter Gropius, Herbert Bayer e Marcel Breuer. Dopo che i nazisti salirono al potere, Schawinsky emigrò in Italia, dove, dalla fine del 1933 al 1936, lavorò come grafico freelance per lo Studio Boggeri di Milano e per varie aziende italiane, tra cui Illy Caffè, Cinzano, Motta e Olivetti. Nel ’36 emigrò negli Stati Uniti, dove insegnò come professore di teatro al Black Mountain College, una leggendaria scuola d’arte della Carolina del Nord che aveva accolto molti migranti. Lì incontrò molti dei suoi colleghi del Bauhaus. Schawinsky sviluppò ulteriormente il suo primo concetto di teatro sperimentale chiamato “Spectodrama”, che combinava tutte le risorse drammatiche di base in una scenografiamultimediale, come spazio, forma, colore, luce, movimento, suono, linguaggio e musica. Una forma artistica anticipatrice dell’happening, resa celebre qualche anno dopo soprattutto da John Cage e Robert Rauschenberg. Inoltre, Schawinsky continuò anche la sua attività di pittore, allontanandosi dalla pittura tradizionale con cavalletto e pennello per concentrarsi sul “Fisico nella pittura” (Schawinsky, 1969). La sua arte divenne sempre più caratterizzata da una metodologia processuale e tecniche performative di creazione di immagini. Ad esempio, creò dipinti ballando su tele stese sul pavimento o guidandole sopra con la sua auto. Con l’auto, capite?!
Ricordo uno spot pubblicitario di qualche anno fa in cui una bellissima auto coupé riempiva uno spazio bianco di tracce con gli pneumatici coperti di vernice colorata. Si trattava di una citazione o di un plagio? Propendo per la prima ipotesi dato che la stessa azienda aveva permesso ad Andy Warhol tra i tanti altri, di interpretare un modello della loro produzione dipingendolo con il suo stile pop. Fermiamoci un attimo e ritorniamo agli anni di Xanti in Italia a Milano con lo Studio Boggeri e come freelance.

Schawinsky, quando arriva a Milano, ha alle spalle tutta la cultura e la sperimentazione del Bauhaus e quindi padroneggia la razionalità estetica tipografica e le sperimentazioni fotografiche di Mooly-Nagi. Sono anche gli anni in cui Campo Grafico propone analoghi lavori di ricerca da parte di grafici italiani. In questi anni, Schawinsky ha l’opportunità di lavorare per le migliori aziende italiane ma anche, e qui la cosa si fa strana, con il regime fascista di Mussolini. Per uno che doveva scappare in continuazione per le leggi razziali naziste (lui svizzero tedesco di famiglia ebrea polacca) e poi italiane (infatti emigrò negli Stati Uniti nel ‘36) è piuttosto curioso. Il periodo italiano di Schawinsky ha lasciato in eredità, oltre a importanti lavori grafici come la bellissima immagine per Illy, un seme che ha ibridato la nascente cultura grafica italiana.
Sono gli anni in cui la “scuola” internazionale del Nord dà vita alla “scuola milanese”, una scuola svizzera all’italiana che troverà negli anni ’50 il suo punto più alto con l’arrivo a Milano di importanti figure “nordiche” principalmente svizzere come Max Huber o Lora Lamm. Curiosamente a loro volta contaminati da una cultura visiva meno rigida rispetto a quella svizzera al punto da non essere più considerati, in alcuni casi, dai loro connazionali come artisti svizzeri. Hans Höger nella mostra “Zürich-Milano” descriveva Huber, per esempio, (quello del manifesto per le “500 Miglia di Monza”) come un designer che difficilmente poteva essere considerato svizzero al punto da non essere nemmeno menzionato in “100 Jahre Schweizer Grafik”, il cui scopo era celebrare la grafica svizzera. Di Xanti Schawinsky ci sono opere e tracce del suo passaggio creativo nei più grandi musei di arte moderna e una bellissima fondazione che ne cura l’archivio delle opere e le esposizioni internazionali. Merita di essere visto il sito ufficiale www. schawinsky.ch.

COURTESY: WWW.SCHAWINSKY.CH | ROBERT LZICAR E DAVIDE FORNARI, TRIEST VERLAG, ZÜRICH 2016, SWISS STYLE MADE IN ITALY: GRAPHIC DESIGN ACROSS THE BORDER. WWW.ARCHIVIOGRAFICAITALIANA.COM
DAVIDE FORNARI, PARCO GALLERY