Le informazioni su uno dei grandi protagonisti del secolo scorso della cartellonistica e della pubblicità a cavallo tra gli Anni ’30 e gli Anni ’60 sono piuttosto scarse. Mi è venuto in soccorso un riassunto fatto da Heinz Waibl nel libro “Alle radici della comunicazione visiva italiana”. Un’importante testimonianza che copre una lacuna informativa, visto che nemmeno Wikipedia riesce a dare informazioni esaurienti. Nato a Biella nel 1910, Franco Mosca esordisce come pittore futurista a Milano alla fine degli Anni ’20 e nel 1930 sempre a Milano diventa allievo di Aldo Carpi; fa parte del Gruppo Perseo ed entra in contatto con Graziano Ghiringhelli e la Galleria “Il Milione”. Come tanti altri pittori, grazie alla sua capacità artistica, diventa allievo di Marcello Dudovich e si inserisce un po’ alla volta nel settore pubblicitario. Nel 1934 diventa Direttore Artistico degli Stabilimenti Grafici Ripalta e successivamente si unisce a Gino Boccasile per progettare e realizzare campagne pubblicitarie. Qui la biografia di Mosca fa un salto temporale passando direttamente agli Anni ’50 e descrivendo l’attività di Mosca come espatriato in Argentina dal 1938 fino a quando, nel 1950, ritorna in Italia.

In Argentina si dedica alla progettazione di scenografie, manifesti, copertine di libri e dischi, illustrazioni per giornali e riviste ma di tutto questo lavoro non ci sono testimonianze visive. Quando lascia l’Italia per l’Argentina nel 1938, Mosca aveva ventotto anni e già si sentiva in Europa il vento dei grandi drammi innescati dalle politiche espansionistiche tedesche. Può essere che Mosca sia partito alla volta di Buenos Aires per sottrarsi a una probabile chiamata alle armi in caso di conflitto o forse perché non condivideva il pensiero politico del suo socio Boccasile che fu uno dei pittori e pubblicitari più attivi nella propaganda di regime. Autore di tanti manifesti anche durante la RSI, tra i quali quello celeberrimo con il soldato inglese che si porta la mano all’orecchio dal titolo “Taci il nemico ti ascolta”.

Tornando allo stile di Mosca, mi sembra che non subisca grandi cambiamenti dopo il lungo periodo sudamericano anche perché le illustrazioni di figure femminili degli Anni Trenta già erano un omaggio alle pin-up americane e allo stile illustrato che si rifaceva ai grandi americani come Norman Rockwell oltre che alle copertine dei rotocalchi di moda d’oltreoceano.

Quando rientra in Italia, la sua fama e un’innata capacità artistica lo portano a firmare il primo calendario Piaggio per la Vespa e per ben cinque anni illustrerà l’Italia procace delle bellezze italiche accanto alla Vespa con sullo sfondo varie città italiane e internazionali. Lo stile un po’ ingenuo delle sue immagini viene riprodotto su cartoline e depliant fino a giungere sotto forma di figurine come regalo con i fustini di detersivi per lavatrici che agli inizi del boom economico erano così familiari nelle caseitaliane.Mosca continua a disegnare il Calendario fino al 1954, fedele alla propria linea stilistica, senza troppa evoluzione grafica. Dal 1955 le sue pin-up cederanno il posto alle fotografie di modelle che diventeranno poi la scelta definitiva dell’azienda. Dal 1955 al 1977 è Presidente dell’AIAP Associazione Italiana Artisti Pubblicitari; presso il Centro di Documentazione sul Progetto Grafico di AIAP sono conservati i lavori frutto di una donazione dell’ex- Presidente AIAP Valeriano Piozzi, composti da una serie di prove colore al torchio delle famose pin-up per marchi famosi come Fiat, Piaggio, San Pellegrino, Motta.
Da “sguardi su Arona” di Vanessa Mineo, scopro che Mosca “per trent’anni ha soggiornato ad Arona con la moglie Elsa, in un appartamento sul lungolago, dirimpetto al Castello dei Borromeo di Angera, gremito di opere d’arte, di libri e di testimonianze dei suoi successi” e nella città affacciata sul lago “i coniugi colti, deliziosi e gentilissimi conversatori, erano assai conosciuti e benvoluti”. Per Arona, da loro scelta come città d’adozione per le bellezze paesaggistiche, Mosca disegnò il logo dell’associazione gemellaggi della località.

Lo stile sviluppato da Mosca trae origine da uno dei suoi maestri, Dudovich, ma si libera formalmente quasi subito dall’estetica della cartellonistica degli Anni Venti e non si conforma in modo rigido allo stile degli Anni Trenta austero e imperiale/ coloniale; cerca invece attraverso il colore e la semplice rappresentazione di volti sorridenti, il miglior compromesso possibile tra la pubblicità e l’epoca prebellica. Negli Anni ’50, Mosca dà fondo a tutto il suo ottimismo estetico mettendo in scena un mondo positivo e ricco di nuova energia aggiungendo qua e là qualche tocco originale prima di essere in qualche modo superato dall’avventodella fotografia.

Un pittore iperrealista che ha saputo cogliere da buon pubblicitario i cambiamenti dei costumi di una intera nazione con uno sguardo genuino e immediato proprio come una buona pasta al ragù alla bolognese o se preferite alla “biellese”.

Photos courtesy by: Centro di Documentazione sul Progetto Grafico di AIAP Collezione Salce, Beni Culturali


Leggi l’articolo su Touchpoint di Novembre | 2022 n° 09