Qualche tempo fa durante una delle tante iniziative milanesi del Milano Graphic Festival ho visitato lo studio di Giancarlo Iliprandi e sono rimasto colpito dai lavori conservati del grande maestro grafico scomparso da qualche anno ma anche dalla “cura” con cui sono stati fatti i lavori di ristrutturazione dello studio mantenendo inalterati gli oggetti ai loro posti così come i vari lavori esposti appesi alle pareti. Non ho percepito nessun “effetto museo” ma un grande amore per la persona e il lavoro di Giancarlo curato da Monica Fumagalli Iliprandi che gli è stata accanto come compagna di vita e professionale per ventiquattro anni. Un periodo abbastanza esteso che ha permesso a Monica di incontrare molti dei protagonisti del design grafico del periodo d’oro degli anni ’60 del secolo scorso e che grazie alla testimonianza della mia intervistata, mi hanno permesso di inquadrare meglio il lavoro enorme di Giancarlo. Nel bel palazzo progettato da Gio Ponti, dove hanno sede lo studio e l’Associazione, mi sono trovato immerso in una quantità incredibile di stimoli e informazioni; progetti grafici e di design, illustrazioni, raccolte di oggetti frutto di tanti viaggi, molte immagini legate ai vari sport che Iliprandi ha praticato.

Tutto questo accomunato da un fil rouge che a me è sembrato nascere da una disciplina rigorosa che accomuna il mondo dello sport con quello del lavoro, della ricerca estetica con il superamento dei limiti nella ricerca artistica. La biografia di Iliprandi è ricca di scelte coraggiose come quella di lasciare la Facoltà di Medicina dopo tre anni nello stesso corso di Umberto Veronesi per iscriversi all’Accademia di Brera; scelta che gli permise di studiare pittura per accedere al corso quadriennale completato con successo per continuare, sempre a Brera, con un altro corso quadriennale di scenografia. Una formazione artistica ampia innestata su quella precedente alla Scuola Tedesca di Milano che sicuramente gli ha consentito di avere una disciplina analitica e razionale che troviamo nel continuo approccio di “catalogazione” del suo lavoro attraverso dei diari strutturati come una mappa lasciata ai posteri perché nulla venga smarrito del suo percorso creativo.

Ci sono molte pubblicazioni che raccontano il suo percorso artistico che meriterebbe di essere rivisto e riletto alla luce della contemporaneità di alcuni suoi messaggi. Ci sono i lavori “commerciali” frutto di alcune collaborazioni con aziende come Cucine Rossana dove Iliprandi ha creato una lunghissima serie di prodotti grafici bellissimi ma dove ha lasciato anche una traccia tangibile dialogando con l’azienda e progettando una e vera propria novità di arredamento: la cucina Isola il cui prototipo Arcipelago venne esposto al MoMa di New York durante la mostra The New Domestic Landscape.


Ci sono i lavori dove si vede l’impegno civico e il pensiero indipendente dell’artista volto a mantenere sempre la propria individualità e libertà riassunta in un notevole poster dal titolo: “Non mi avrete mai”. A un tratto, durante l’intervista, Monica apre un cassetto di uno schedario e compare un piccolo tesoro: una tavola di legno con l’originale di un lavoro realizzato a fine anni ‘60 per un poster per la liberalizzazione della contraccezione femminile; ci sono tante piccole bamboline giocattolo di plastica, tutte uguali e incollate una accanto all’altra. In alto una parola con un carattere bold e maiuscolo: “BASTA” in basso quasi in dimensione naturale una pillola con accanto la scritta “basta una pillola”. Un messaggio diretto, un manifesto pirata nato in un anno in cui in Italia la contraccezione era ancora vietata e che diventerà manifesto ufficiale soltanto nel ’74 a opera dell’Associazione per l’Educazione Demografica. Il lavoro di Iliprandi è impossibile da riassumere in questo poco spazio ma un po’ di righe le merita sicuramente il rapporto di Giancarlo con lo sport; è stato maestro di Kendo e di Judo ma anche ottimo sciatore e velista. Tante coppe e foto di attività sportive sono allineate nel suo studio ma il pretesto sportivo è servito a Iliprandi per allargare il suo raggio d’azione artistico alla fotografia. Ci sono delle sue foto scattateall’idroscalo per i Mondiali di sci nautico dove il nostro protagonista si è posizionato alla base della piattaforma galleggiante del trampolino per fare delle foto dinamiche dei salti. Da questo amore per la fotografia d’azione e lo sport nasce la rivista Scinautico che per alcuni anni diventò un laboratorio visivo sia per il formato quadrato sia per i contenuti. C’è poi Iliprandi viaggiatore e “ambasciatore”.

Nel ’49, venne ammesso al Salzburg Seminar in American Studies per tenere alcune letture sull’arte contemporanea in Italia. Nel ’51 rappresentò l’Accademia di Brera a Berlino per uno scambio con l’HBK tedesca e dal ’66 rappresentò il nascente Art Directors Club Milano (di cui fu uno dei fondatori). La padronanza del tedesco lo poneva in grado di avere una apertura verso il mondo del Nord fatto anche di regole e schemi di impaginazione che mescolandosi con la formazione pittorica e scenografica produrrà risultati estetici al tempo stesso rigorosi ma pieni di energia colorata. Ci sono poi i meravigliosi acquerelli dei suoi touareg e dei sui viaggi africani, c’è una cultura del viaggio che ci fa apprezzare la capacità di saper cogliere le sfumature di lingue a noi “straniere” come il tedesco e la sua “poesia” per dirla con le parole di una lettera di accompagnamento all’art director del Corriere della Sera per una copertina illustrata per La Lettura, citando Goethe in tedesco.
E poi ci sono quantità di segni e disegni grafici che si applicano a una altra grande passione di Giancarlo, quella per la serigrafia: un’arte che lavora per sottrazione dove devi pensare subito per colori e superfici da
riempire e poi immaginarti il risultato stratificato una volta finito di stampare.

Non riesco a immaginare quanto tempo Iliprandi abbia passato al tavolo del suo studio per produrre tutto questo ma ho come la sensazione che sia meno di quello che uno si aspetterebbe; me lo vedo di più in
giro con un cahier da riempire di disegni, testi e spunti creativi e non come ormai siamo costretti dalla routine grafico-creativa dietro a un computer. Solo così si spiega la mole di scritti e di osservazioni che vanno al di là della professione di grafico. Giancarlo, insomma, da quel poco che ho potuto capire, mi è sembrato un artista “totale” capace di trattare con le immagini grafiche e gli scritti che le accompagnano argomenti diversissimi, senza vincoli o barriere e senza essere costretto a ripetere un proprio stile; insomma uno che giustamente ci ha lasciato scritto: “Non mi avrete mai”.

UN SENTITO RINGRAZIAMENTO A MONICA PER IL TEMPO DEDICATOMI, LA GENTILEZZA E LA RICCHEZZA DI INFORMAZIONI SUL LAVORO DI GIANCARLO.

Leggi l’articolo su Touchpoint Settembre | 2022 | n°07